Impianti sportivi: stato, progetti di ammodernamento e nuove strutture
Gli impianti sportivi sono molto più che semplici luoghi dove praticare attività fisica: sono infrastrutture sociali, educative e sanitarie. In palestre, piscine, campi da calcio o palasport si costruiscono relazioni, si promuove lo stile di vita attivo, si creano opportunità per giovani, famiglie e anziani. Tuttavia, il patrimonio di impianti sportivi – soprattutto nei piccoli Comuni – mostra spesso limiti strutturali, gestionali ed economici che rendono urgente una riflessione sul loro stato, sui progetti di ammodernamento e sulle nuove strutture da progettare.
In questo articolo analizziamo questi tre aspetti, con un occhio alle sfide e alle opportunità dei prossimi anni.
Lo stato attuale degli impianti sportivi
Un patrimonio spesso datato
Gran parte degli impianti sportivi “tradizionali” è stata costruita tra gli anni ’70 e ’90. Questo significa che molte strutture:
- non sono state pensate con criteri moderni di efficienza energetica
- presentano dispersioni termiche elevate, impianti di riscaldamento obsoleti, scarsa coibentazione
- richiedono interventi di adeguamento sismico e messa in sicurezza
- hanno barriere architettoniche che rendono difficile l’accesso a persone con disabilità o mobilità ridotta.
In parallelo, i costi di gestione (energia, manutenzioni, personale) sono cresciuti, mentre le risorse a disposizione degli enti locali non sempre sono aumentate nella stessa misura. Questo genera una tensione continua tra la necessità di mantenere aperti gli impianti e la sostenibilità economica nel lungo periodo.
Disparità territoriali
Un altro elemento importante è la forte differenza tra territori:
- Nelle grandi città si trovano spesso impianti di livello medio-alto, polisportive, palazzetti, centri natatori e strutture private che affiancano l’offerta pubblica.
- Nei piccoli Comuni l’impiantistica è spesso limitata a una palestra scolastica, un campo sportivo comunale e poche altre strutture di base.
Questa disparità non è solo una questione di comfort: incide sulla possibilità di fare sport in modo continuativo, sicuro e vicino a casa, soprattutto per i giovani e le famiglie che non possono spostarsi facilmente.
Modelli di gestione non sempre aggiornati
Molti impianti sono ancora gestiti secondo logiche “tradizionali”:
- affidamenti pluriennali a società sportive o associazioni
- canoni bassi ma grandi responsabilità in capo al gestore
- scarsa integrazione tra impianto, scuole, associazioni, servizi sociali e sanitari
- poche sinergie commerciali (bar, ristorante, spazi eventi, co-working, ecc.) che potrebbero aiutare a sostenere i costi.
Il risultato è che alcune strutture faticano a stare in equilibrio, soprattutto in presenza di lavori straordinari, aumenti energetici o calo degli iscritti.
Progetti di ammodernamento: priorità e linee guida
Sicurezza e adeguamento normativo
La prima priorità di ogni progetto di ammodernamento è la sicurezza:
- adeguamento alle norme antincendio
- verifiche statiche e sismiche
- percorsi di evacuazione chiari e accessibili
- manutenzione straordinaria di coperture, tribune, spogliatoi e impianti.
Investire in sicurezza non ha grande “appeal” comunicativo, ma è il prerequisito per qualsiasi utilizzo continuativo e sereno da parte degli utenti.
Efficienza energetica e sostenibilità
Oggi non ha senso parlare di ammodernamento senza affrontare il tema energetico. Interventi possibili:
- isolamento termico di coperture e pareti
- sostituzione di vecchie caldaie con pompe di calore o sistemi ibridi
- installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura
- illuminazione a LED con sistemi di regolazione automatica
- recupero calore in piscine e palazzetti.
Questi interventi riducono i consumi, migliorano il comfort per atleti e spettatori e rendono più sostenibile la gestione dei costi nel medio-lungo periodo.
Accessibilità e inclusione
Un impianto moderno deve essere accessibile a tutti. Questo significa:
- ingressi e percorsi privi di barriere
- spogliatoi e servizi igienici adatti a persone con disabilità
- spazi pensati per anziani, bambini, famiglie
- attenzione alla comunicazione: segnaletica chiara, piani orari leggibili, informazioni online aggiornate.
L’inclusione non è solo una questione di rampe e ascensori, ma anche di programmazione: fasce orarie dedicate, attività a intensità diversa, progetti con scuole, centri diurni, associazioni di volontariato.
Digitalizzazione e servizi al cittadino
La digitalizzazione è un altro pilastro dell’ammodernamento. Alcuni esempi:
- sistemi di prenotazione online per corsi, campi e spazi
- pagamenti digitali integrati
- tornelli o badge per l’accesso automatizzato
- app o portali dove trovare orari, eventi, novità, disponibilità campi in tempo reale.
Questo aiuta sia i gestori, che possono monitorare meglio utilizzi e flussi, sia gli utenti, che possono organizzare le attività con pochi click.
Nuove strutture: come pensarle oggi
Dalle “cattedrali nello sport” alle reti di impianti di quartiere
Se in passato il modello era il grande impianto “simbolo” – lo stadio nuovo, il palazzetto – oggi si afferma sempre più una logica di rete di strutture diffuse:
- piccole palestre di quartiere
- aree fitness all’aperto e percorsi vita nei parchi
- campi polivalenti (calcio a 5, basket, pallavolo) utilizzabili da diverse fasce d’età
- impianti scolastici aperti al territorio in orario extrascolastico.
Le nuove strutture dovrebbero essere meno “monofunzionali” e più flessibili, adattabili a sport diversi, eventi, attività culturali, feste di comunità.
Integrazione con il contesto urbano
Progettare un nuovo impianto sportivo oggi significa anche ragionare su:
- mobilità sostenibile: piste ciclabili, fermate del trasporto pubblico, parcheggi organizzati
- presenza di aree verdi e spazi di socialità (panchine, zone ombra, giochi per bambini)
- connessione con scuole, centri giovanili, biblioteche, altre strutture pubbliche.
Un impianto isolato, raggiungibile solo in auto, rischia di essere poco vissuto. Un impianto inserito in una rete di percorsi ciclopedonali e servizi, invece, diventa parte della vita quotidiana.
Criteri di progettazione: partire dai bisogni reali
Troppo spesso le nuove strutture nascono più da occasioni (un finanziamento da spendere in fretta) che da analisi dei bisogni. Al contrario, sarebbe fondamentale:
- Analizzare il fabbisogno reale: quali sport sono praticati? quali fasce d’età sono più scoperte? quali impianti esistono già nel raggio di 20-30 km?
- Coinvolgere cittadini e associazioni: consultazioni pubbliche, questionari, tavoli con società sportive, scuole, gruppi informali.
- Valutare costi di gestione oltre ai costi di costruzione: chi gestirà l’impianto? con quali entrate? quanto peseranno le utenze?
- Prevedere flessibilità: spazi modulabili, pareti mobili, attrezzature non “fisse” per permettere diverse configurazioni nel tempo.
Finanziamenti e modelli di governance
Per realizzare ammodernamenti e nuove strutture servono risorse e una governance chiara. Le strade possibili includono:
- fondi pubblici (statali, regionali, europei, PNRR, bandi specifici per lo sport)
- partenariati pubblico-privato (PPP) o project financing, in cui un privato investe in cambio della gestione per un certo numero di anni
- sponsorizzazioni e naming rights (l’impianto che porta il nome di un’azienda)
- fondazioni di comunità e raccolte fondi territoriali per impianti a forte valenza sociale.
Qualunque sia il mix scelto, è essenziale garantire trasparenza, equilibrio tra sostenibilità economica e finalità pubblica, e chiarezza delle responsabilità tra ente proprietario e gestore.
Conclusioni: lo sport come infrastruttura del benessere
Parlare di impianti sportivi significa parlare di salute, educazione, inclusione e qualità della vita.
Ammodernare le strutture esistenti, renderle più sicure, sostenibili e accessibili, e progettare nuove strutture diffuse e intelligenti non è un “lusso” per Comuni ricchi, ma un investimento strategico per il futuro delle comunità.
La sfida dei prossimi anni sarà proprio questa: smettere di vedere gli impianti sportivi come semplici costi di manutenzione e iniziare a considerarli a tutti gli effetti infrastrutture del benessere, al pari di scuole, biblioteche e servizi sanitari di base.